MI SONO SSOCIATA

PERCHè

 

...perché mamma Cinzia e papà Rosario sono soci. E nonna Lucia e nonno Biagio sono soci fondatori…

 Veronica Di Mauro

(anni uno)

Il nostro caro don Vincenzo Delfino ci ha lasciati il 5 novembre scorso. Era il sabato della XXXI domenica del tempo liturgico ordinario. In quel giorno la Chiesa propone a tutti, come prima lettura dell’Ufficio, il racconto della morte gloriosa di Giuda Maccabeo (1 Mac. 9,1-22). A questo proposito, trovo (ne “L’ora di lettura commentata dai padri della chiesa”, edizioni dehoniane, 1976) una valutazione che sembra parlare proprio della scomparsa di don Delfino: “La morte dell’uomo fedele all’ alleanza suscita sgomento. È crollata una colonna sulla quale poggiava la fiducia del popolo”. Dev’essere stata di questo tipo la sensazione che ha colto più o meno tutti, all’annuncio di tanta perdita.

Nello scorso mese di marzo a causa di difficoltà nella deglutizione dei cibi ho fatto alcuni esami che hanno evidenziato la presenza di un tumore maligno all’interno dell’esofago. Dopo essere stato preso in cura dall’oncologo dell’ IST prof. Sertoli, sono stato operato dai professori Valente e Chessa del S. Martino e i due chirurghi, nel tentativo di estirpare il tumore, hanno dovuto asportare l’intero esofago che, essendo un organo molto interno al centro del torace, ha comportato un intervento che li tenuti impegnati in sala operatoria per l’intera giornata del 5 aprile.

Debbo quasi certamente la vita alla grande professionalità di questi tre medici. Dopo l’operazione che è stata molto invasiva e quindi forzatamente “devastante” ho avuto per alcuni mesi, pur nei continui miglioramenti, difficoltà a parlare e ad alimentarmi oltre ad una grande debolezza che, assieme ad alcuni mesi di “chemio” mi hanno impedito qualsiasi attività fisica. Qualche buona stella, un fisico nonostante tutto tenace, e lo scorrere di otto mesi di cure, mi permettono ora di ricominciare la gradita pubblicazione del giornalino, contando però sull’aiuto di mio figlio Diego che, si sta facendo carico delle parti più gravose dell’organizzazione, della redazione e della distribuzione del giornale ai vari collaboratori che lo portano nelle case dei concittadini.

Pare che la cosa, pur con qualche necessità di aggiustamenti, proceda. Ho ricevuto molti auguri, espressioni di stima e di gradimento del giornalino che da 14 anni porto avanti con la schiera di collaboratori che ogni lettore può vedere elencati tra coloro che firmano gli articoli, coloro che lo distribuiscono e altrettanto importanti coloro che con le loro inserzioni pubblicitarie ne permettono la libera esistenza. Sono rimasto meravigliato pur dopo 8 mesi di sosta, della grande quantità di articoli che mi è immediatamente giunta. Cogoleto è sicuramente una cittadina molto attiva. Mi scuso di non aver potuto pubblicarli tutti. Il giornale ha dei costi che il nostro bilancio non può superare. Chi lo desidera può dare una mano associandosi o distribuendo il giornale nei luoghi dove ancora non c’è un volontario (telefonare al  mio numero 019.918.697) o alla tabaccheria Biamonti 010 918.35.35 o l’ottico Oculus  010 918.40.09  Presso gli stessi due negozi è possibile portare i testi che si desiderano pubblicare (chi può su dischetto meglio se accompagnato da una stampa). Le fotografie preferiamo riceverle su carta. Le persone che sanno operare su internet possono spedire i testi al nostro indirizzo cogoletonews@gmail.com

Grazie ancora a tutti i collaboratori ed ai lettori che ci hanno detto di aver sentito la mancanza di questa nostra minuscola iniziativa editoriale.

                                  Giacomo Ponzè

Casella di testo: IL PERCHÈ DI UN’ASSENZA

Giacomo Ponzè

Casella di testo: È MANCATO DON DELFINO

             È venuto meno un padre spirituale e un esempio vivente di come sia possibile mettere in pratica il Vangelo (l’Evangelo, come diceva lui) alla lettera. Un dolore effettivo è entrato nel nostro animo: credo che, dopo, a nessuno, sia capitato di entrare in chiesa senza dare almeno un’ occhiata al confessionale in fondo a sinistra; e saranno stati sguardi affettuosi (inumiditi dalla commozione?), accompagnati da una preghiera più fervorosa del solito.  Come sembra vuoto, ora, quel punto della navata… Chissà quante parole benefiche vi sono state pronunciate, e quanta Grazia vi è stata dispensata… Don Delfino, prudente e saggio, era tutto nel suo sacerdozio ministeriale: è difficile immaginare che qualche suo gesto non fosse compreso in questa dimensione. Presbitero essenziale, dava costantemente l’impressione di mettere davanti a tutto la gloria del Regno di Dio, e non sembrava agire se non in conformità con la missione di cooperare alla salvezza delle anime. È veramente difficile redigere queste poche righe: bisogna reprimere, dire meno di quel che verrebbe spontaneo, per evitare che quanto asserito appaia come una lode postuma amplificata dall’ evento della morte. Ciascuno di noi, del resto,  ha di don Delfino un ricordo specifico impresso nella memoria. È  vissuto sempre con noi: ci passava accanto con la sua camminata rapida intersecata alle ondeggianti falde della talare, il basco nero sistemato sulle ventitre; in tutto quello scuro il viso luminoso, lo sguardo terso di due occhi grigi che sembravano aperti su una visione limpida e assoluta, estranea alle piccole misure dell’esperienza contingente. Anche il gesto liturgico era accogliente, davvero compiuto a nome di tutto il popolo, ma sobrio e quasi soggiogato dalla grandezza di ciò che significava: vi traspariva come il timore di non aderire con sufficiente dignità al mistero che si celebrava. Initium sapientiae timor Domini, si sa: ma forse don Delfino lo teneva a mente più accuratamente di noi. Né era soltanto timoroso: manifestava anche la più completa fiducia nel Signore, come appunto un bimbo svezzato che torna tra le braccia della madre. È davvero imbarazzante tentare di rendere almeno qualche tratto della sua figura umana, morale e spirituale. C’è da scegliere tra una marea di ricordi costituiti di particolari di ogni dimensione e sfumatura. Viene in mente l’uomo oculato nell’amministrazione della Parrocchia; premuroso nei confronti di ciascuno dei suoi figli, adulti, bambini, giovani, anziani, malati, sani; gioioso nello scandire la vita propria e quella della Parrocchia sui ritmi umani e divini della Liturgia; pronto alla battuta scherzosa (se mettessimo assieme quelle che ciascuno di noi conserva nella memoria, se ne potrebbe redigere un cospicuo elenco); affascinato dalla magnifica ricchezza di contenuti che la Chiesa, nella sua sapienza bimillenaria, ha fatto giungere fino a noi. Tra le tante immagini e suoni mi viene da richiamare, in particolare, questa: è il Venerdì Santo (non uno in particolare: semplicemente uno dei tanti che abbiamo vissuto così  insieme); durante la funzione liturgica si canta il racconto della Passione; all’ambone don Robello fa il cronista; in coro i giovani intervengono quando tocca ai soldati, alla folla, alla portinaia etc.; al centro dell’altare don Delfino, in casula rossa, ripropone le parole di Cristo. E siccome la melodia gregoriana costruisce quella parte su una corda di recita molto bassa (mentre tutti gli altri devono cantare molto più su e soltanto di testa, in un contrasto di grande suggestione), don Delfino sembra trarre le note dalla profondità di se stesso. Ne emerge un Cristo severo e maestoso come i Pantocratori delle absidi bizantine. L’assemblea è assorta nel compiersi dell’evento liturgico, e ancora una volta  contempla, ammirando, il mistero della salvezza nel suo atto più drammatico. Non si può dimenticare neanche questo tra i tanti modi con i quali hanno cercato di renderci adulti nella fede.

Questo contributo non finisce: resta in sospeso in vista di una ulteriore occasione e nella speranza che altre voci si aggiungano alla presente. Il Natale 2005 è vicino, il primo senza don Vincenzo Delfino e senza Giovanni Paolo II, il che descrive sull’orizzonte del nostro sentire la  traccia di una certa malinconia. Ma non significa che la potenza della gioia del Natale sarà in noi adombrata: se mai sarà ancora più spirituale e alla ricerca del senso più vero di quanto i nostri padri spirituali hanno cercato di comunicarci con la loro stessa vita.                                                                          Ornella Cavallero

Don Vincenzo Delfino

Organo Associazione Culturale COQUOLITHOS  Torre dello Scalo, Cogoleto (GE)  Anno 14  N° 75 Dicembre 2005 DISTRIBUZIONE GRATUITA www.cogoleto.info/cogoletonews   e mail: cogoletonews@tiscali.it                           WebMaster: duebi

Casella di testo: WebCam Live

G.A.L.A.: La Compagnia del Caos

Il Gala con grande entusiasmo ha aderito all’iniziativa di mandare in scena uno spettacolo per la raccolta di fondi e per sostenere le spese di ristrutturazione della parrocchia di S. Maria Maggiore di Cogoleto. Sottolineiamo l’importanza di questa manifestazione e i vantaggi di esserne un promotore o un partecipante che ha unito lo scopo di fare beneficenza all’occasione per divertirsi e stare allegramente in compagnia facendo teatro. Un grazie particolare a quanti hanno  sostenuto e sosterranno in seguito questa importante iniziativa.  Per l’occasione è stata rappresentatala il 4 dicembre scorso alle ore 21 nell’ auditorium  “B. Berellini” di Cogoleto la commedia dialettale “Pa che o se ne segge andæto” due atti brillanti di Gian Papini regia Gian Papini, scene di Celso Valle.

 

Personaggi               Interpreti

Brigida                       Luisa Nicolucci

Giomo                        Lino Chinnici

Pinin                          Carla Maria Farina

Maria                         Luciana Chinnici

Piera                          Teresa Patrone

Tina                           Lotti Gatto

Pio Lanotte               Sandro Cereda

RAP (l’assic.ice)   Cristina Porcelli

A-muta                       Anna Gaggero

A camëa    Elisabetta Rocca

Sfiga                           Paola Taverna

Préfico                       Stefano Biamonti

Préfiche    Veronica Bolzan

      “                          Chiara Moreschin

      “                          Gaia Puppo

La signora Brigida ne combina di tutti i colori, il marito non è da meno… va sempre in osteria ed a un certo punto sembra morto. E invece…        La famiglia per dare lustro alla cerimonia vuol fare esibire le préfiche (esistevano veramente nell’antica Roma, erano per lo più donne pagate

per esprimere con manifestazioni plateali il lutto degli astanti). La loro prestazione deve essere impeccabile se vogliono essere ben remunerate dal committente…  E Brigida, avida com’è, non si lascia certo scappare l’occasione per…  

     Teatro per… tutti

Per rinnovare il teatro dialettale, per ricercare e mantenere le radici delle nostre origini nella tipica parlata in dialetto genovese, per tenere a cuore  dei valori  che non  tramontano mai, per costruire un teatro dialettale all’avanguardia: Sono aperte le iscrizioni al 3° stage di teatro dialettale 2005-06

Info:  349 8116031 – 333 3579760

AUGURIGli artisti del Gala, con il gruppo teatrale Gala e la Compagnia del Caos, augurano un sereno felice Natale e buone feste a tutti.

Diego Ponzè