Casella di testo: 	GIULIO TREMONTI

La paura e la speranza- Europa : la crisi globale 
che si avvicina  e la via per superarla
Tema:analisi della crisi globale 
Mondadori  2008 

Il libro,di grande successo, è molto interessante perché :
- parla di valori 
- dopo la critica  dà delle indicazioni per superare la crisi che la globalizzazione ha  causato all’Europa. 
Libro  affascinante se non altro per l’entusiasmo che trasuda: il divo Giulio crede in quel che dice, con foga e passione ma anche con lucidità e chiarezza. 
Nella prima parte- La paura- parla della globalizzazione e della fine del progresso continuo e gratuito: “un viaggio low cost a  Londra può costare 2 euro,  ma una spesa media al supermercato può costare ben più di 40 euro”. Della globalizzazione Tremonti critica l’accelerazione , un processo avvenuto troppo in fretta che ha liberato e scatenato forze oggi difficili da controllare: per esempio è cominciata la lotta per il dominio delle risorse naturali come l’acqua. 
La globalizzazione è stata una grande svolta della storia : subito ha creato aspettative  di benessere , ma ciò è durato poco perché  ci si è trovati e ci si trova  davanti all’imprevedibile, all’irrazionale e ciò ha creato la paura, soprattutto della povertà. Ma è della povertà spirituale che dobbiamo avere paura , perché è la madre di tutte le povertà ; un segno: abbiamo i telefonini, non abbiamo i bambini. Il mercatismo, così Tremonti chiama l’aspetto eccessivo e dominante  della globalizzazione, ha creato una società basata sull’interesse e non sulle idee, ha sconvolto il nostro quieto vivere, ci ha fatto scambiare gli interessi con i valori, l’avere con l’essere, il consumismo con l’umanesimo: siamo diventati turisti per le nostre cattedrali più che fedeli. La globalizzazione ha fatto tramontare"l’idea fiabesca che il progresso economico possa essere continuo e gratuito”, ma la divisione tra Asia produttrice di merci  a basso costo e America consumatrice a debito,  ha evidenziato una fuga dal rischio e una corsa ai profitti. Tremonti è contro questo modo di globalizzazione: contro il mercatismo selvaggio in favore di un liberismo con regole condivise. Anzi il mercatismo è un liberismo degenerato, è un eccesso di liberismo e un eccessiva quantità di liberismo ottiene l’effetto opposto a quello che si vuole perseguire.
Le paure: la Cina  e  la catastrofe ambientale; nel 2010 la Cina sorpasserà gli Stati Uniti diventando il più grande Paese consumatore ed emettitore di CO2, anche se il riscaldamento globale non è tutta colpa dell’uomo: si  parla(Zichichi) di macchie solari. Che fa l’Europa?Nulla o quasi. 
Le ultime due date più importanti per Tremonti:
- 9 nov.1989 caduta del muro di Berlino, il big bang della storia contemporanea
-15 aprile 1994 giorno in cui si stipula  l’accordo WTO sul libero commercio mondiale.
Interessante e allo stesso tempo sconvolgente l'interpretazione  degli attentati degli ultimi anni: secondo Tremonti gli attentati dell’11 sett.2001 a New York , 11 marzo a Madrid,  7 luglio a Londra  sono la reazione  barbarica  del mondo arabo per la difesa della propria identità, della memoria e tradizione “contro la blasfema empietà della  società occidentale  nella sua proiezione commerciale  globale e neocoloniale”.
La fretta  nel fare la globalizzazione ha causato il rigetto in un mondo  fermo come quello arabo in quanto  standardizza tutto, spazza via tutte le vecchie differenze, crea il pensiero unico,un nuovo tipo di uomo-consumatore: l’uomo a taglia unica.
Non solo, ma  il consumismo + il comunismo creano  un  nuovo tipo di materialismo storico, all’utopia comunista si è sostituita l’utopia mercatista: si è creato un tipo umano che non solo consuma per esistere, ma che esiste per consumare; il nuovo tribuno della plebe è il difensore dei consumatori, la nuova agorà è il supermarket, le banche “ il sinedrio della democrazia”.
Colpa del WTO che ha  agito con troppa fretta,  perché una frettolosa ed eccessiva apertura dei mercati è stato come aprire all’improvviso “il vaso di Pandora,come lo stregone che non riesce più a controllare le potenze sotterranee da lui evocate”. La globalizzazione  certamente non poteva essere fermata, ma poteva essere governata. 
L’Europa non fa nulla contro questa crisi: non ha una politica estera comune, né una politica industriale comune, né un sistema  funzionale a difesa della proprietà industriale e intellettuale, ma un eccesso di regole che creano costi addizionali che spiazzano le nostre industrie nella competizione globale,”regole per una società perfetta che non esiste”. Più cresce la globalizzazione  più  cresce la nostra produzione giuridica: nel 1995 la Gazzetta Ufficiale Europea aveva 16.500 pagine, nel 2006 ben 28.000! Non ha una vera politica commerciale, né energetica, né demografica, né sociale, né culturale: l’Europa che c’è ora non è “né carne né pesce”; non c’è più la vecchia macchina politica nazionale, ma manca ancora  una macchina politica europea.
E’ un’Europa che rinuncia a codificare le propri radici in nome del mercatismo più che del laicismo, rifiuta la propria identità, accetta la confusione globale, rinuncia alla sua difesa dalle forze esterne che premono su di lei.
Casella di testo: La crisi  sociale e morale  che viviamo in Europa è comunque il prodotto di un errore, quello di non aver riconosciuto  le proprie radici giudaico-cristiane, l’errore di non aver condiviso valori: all’Europa non basta il PIL ma occorre un demos , cioè un popolo, che abbia una visione della società stabilizzata: sicurezza sul lavoro per fare una famiglia con bambini, sicurezza sociale per programmare con serenità il proprio futuro, sicurezza ottenuta dalla garanzia della legge e dell’ordine. A un popolo serve un ethos, una morale, senza un nuovo ordine morale ci sono solo declino e conflitto sociale. Le due estremizzazioni hanno fallito: il comunismo perché ha propugnato una specifica ideologia economica e il mercatismo “perché ha messo l’economia al di sopra di tutto”.
La politica non è più tra destra e sinistra ma tra apertura e conservazione: la modernità della globalizzazione avrebbe dovuto decretare il trionfo della sinistra che è sempre stata sulla linea della modernità, ma non è più così perché, esauritasi la spinta generosa e geniale del socialismo(anni 90), oggi la sinistra è impigliata nel passato, perché cataloga ancora la società per classi, la massa oggi non è omogenea  e la velocità di internet crea nuove masse, comunità diverse  senza che per formarle ci voglia una rivoluzione: “la rivoluzione del silicio conta ormai più delle altre rivoluzioni fatte dalla sinistra nella storia”; la vita  non è più massa, non è più collettivo, ma è “orizzontale, flessibile, anarchica, federale”: clima non favorevole alla sinistra, che tende ancora a concepire il pubblico come statale, non avverte il pubblico come comunitario, fatto cioè da persone  che si uniscono per il bene comune, ma fuori dal controllo statale. Anzi lo Stato come "macchina politica  leviatanica" è incapace di sopravvivere  in un ambiente radicalmente mutato dove la geopolitica ha abbattuto le frontiere , è in crisi di potere perché ha perso la leva della spesa pubblica  “fatta a debito”, spesa pubblica finanziata solo con la crescita delle tasse (Vedi Prodi!).La vecchia sinistra parlava di bisogni: la nuova supera  questa frontiera e passa dai bisogni ai desideri; la sinistra dal 68 “ha sbianchettato” parole come  “autorità, responsabilità, morale, dovere:l’essenza del 68 è nell’assenza di valori”. Per  risollevare questa Europa esausta  occorrono radici e valori per recuperare attraverso essi  la propria identità: Dio,il bene, il male,l’onore, la gerarchia,il significato della vita…..non possono scomparire,non possiamo più accettare un’Europa dominata dal “buonismo e dall’entrismo”, che abbia una visione della vita solo  materiale:occorre una visione della vita che non escluda Dio. L’eclissi del sacro è finita,secondo Tremonti che cita papa Ratzinger “Non si può governare la storia  con mere strutture materiali, prescindendo da Dio” perché parlare di religione  significa  richiamarsi alle fondamenta morali del nostro essere .
Nella seconda parte parla di speranza :è più breve ma non meno intensa e credibile.
Sette sono le parole d’ordine per salvarci dalla crisi globale: 
                       “valori, famiglia e identità, autorità, ordine, responsabilità, federalismo”.
Andiamo incontro ad una società in cui saremo sempre meno ricchi e più vecchi : bisogna sfruttare il volontariato, il terzo settore  per trovare soluzioni  perché lo Stato non sarà più in grado di  garantire tutto a tutti; la soluzione è quindi fuori dallo Stato, appunto nel terzo settore: il suo motto è “dallo Stato alla società”. 
Per salvarsi l’Europa ha bisogno ora di una fase politica, dopo quella eroica degli inizi e quella economica dell’euro, con un Parlamento  che abbia piena competenza legislativa  sulle materie che sono già di competenza europea: non più direttive ma leggi; essa  così acquisterebbe una enorme forza politica con cui sviluppare una vera politica europea in ogni campo interno quali l'economico, quello agricolo, energetico, ambientale  ed estero.

G.Tremonti (1947), politico e giurista italiano, attuale ministro dell'Economia.
 
                                              meno male che Giulio c'è!!!

ABBIAMO LETTO