Casella di testo: 	                   Giampaolo Pansa
	                I vinti non dimenticano
	                       Rizzoli 2010





Il libro è il seguito de "Il sangue dei vinti" del 2003, in cui Pansa dava voce ai vinti, cioè ai fascisti,obbligati dai vincitori a " un lungo silenzio".
Qui continua ad "ascoltare" quanti sono stati dimenticati, la cui "voce" non è entrata nel libro precedente.
L'occupazione  jugoslava di Trieste,Gorizia e Fiume, le stragi in Toscana dopo la liberazione,la sorte delle donne fasciste  seviziate stuprate soppresse,la strategia del terrorismo rosso  per eccitare la rappresaglia ed estendere il conflitto,le uccisioni di comandanti partigiani e di politici socialisti e democristiani,che si opponevano al predominio dei comunisti,i lager per i fascisti,le nefandezze degli Alleati come le violenze  sessuali delle truppe marocchine, i moltissimi civili uccisi dai bombardamenti angloamericani: sono gli argomenti sviluppati nel libro, alla ricerca della verità"che non può essere cercata quando si è accecati dalla faziosità politica".
Scopo del PCI fin dall'inizio -settembre 1943- era la lotta per il potere, per instaurare una "democrazia"popolare come in Russia. Un esempio di quanto sarebbe accaduto nel resto d'Italia,viene descritto  con l'occupazione jugoslava di Trieste,guidata dal servizio segreto di Tito,"con migliaia di deportati scomparsi nel nulla": se i comunisti avessero trionfato nella guerra civile e non avessero avuto di fronte gli americani e gli inglesi,avrebbero  fatto nelle altre città italiane quanto fatto a Trieste, Gorizia, Fiume.Quaranta giorni di nefandezze, uccisioni, stupri, torture "in proporzioni devastanti"con la complicità dei comunisti che volevano che la città e la Venezia Giulia  passassero a Tito.
Un capitolo sconvolgente riguarda la strage della Benedicta,sull'Appennino fra Alessandria e Genova, nell'aprile del 1944: un fascista, di cui Pansa raccoglie la testimonianza, riuscì con facilità ad inserirsi come infiltrato nel primitivo gruppo,che andò via via ingrossando con il consenso dei comunisti di Genova che volevano una grossa brigata delle Garibaldi alle spalle della città, per dimostrare che "erano loro i più forti, gli unici  in grado di dar vita  alla lotta partigiana".Ma  tale "imprudenza" fu micidiale in quanto nella zona più di 700 partigiani aveva creato una situazione  insostenibile e le condizioni del massacro che poi avvenne.
Ma sono soprattutto le donne dei vinti che  pagano duramente e le cui storie vengono narrate in alcuni capitoli:"il maschio vincitore si vendica sulla donna del vinto" anche se questa non ha commesso  delitto alcuno o impugnato armi contro i partigiani. Storie di "ausiliarie" fasciste, fra cui una ragazza di Cogoleto di 16 anni che catturata assieme ad altre cinque  per essere uccisa, morì per  una grave malattia  all'ospedale di Cogoleto, dove era nata: Angela Zedde.
"Le deportate di Gorizia", "Le ricamatrici di Arcevia", "Il marocchinato" sono altrettanti capitoli dedicati alle donne, alla loro scomparsa o morte violenta dopo pestaggi e stupri. Rifacendosi al censimento dello storico Michele Tosca ,che da anni si occupa del problema(www.laltraverita.it),
2365 furono le donne assassinate perché fasciste o ritenute tali,di cui ben 925 soppresse a guerra finita:in Liguria  272, in Emilia Romagna  359, in Veneto 231, in Lombardia 250...
Casella di testo: Pansa  nei suoi libri sulla Resistenza vuole mettere in luce"l'altra metà della luna,rimasta per anni sconosciuta:le vicende,cioè, dei fascisti repubblicani alle prese con i partigiani" e delle loro donne.
Si definisce"completista", nel senso che "cerco di scrivere le pagine che gli storici faziosi,quelli rossi,si sono sempre rifiutati di scrivere".

Questo libro ancora una volta risponde alla domanda perché il 15 aprile non è ancora diventato, dopo più di sessant'anni , festa di popolo.
Ho letto tutti i libri di Pansa su questo periodo della nostra storia recente e devo dire che non ho trovato per niente sminuiti i valori della Resistenza, come molti suoi accusatori di  affermano:anzi, chi si è sacrificato veramente per la libertà , ne esce rafforzato in quanto il suo sacrificio risulta scevro da interessi e ideologie che accecano, libero e perciò degno del nostro ricordo e rispetto.

ABBIAMO LETTO