Casella di testo: PIERLUIGI  BATTISTA
Lettera ad un amico antisemita
Rizzoli 2010

Il libro potrebbe intitolarsi "Il coraggio di dire che l'antisionismo è antisemitismo": Battista affronta infatti con coraggio tutti i pregiudizi contro il popolo e lo Stato ebraico.
Molti oggi, pur dichiarandosi  tolleranti e pacifisti, condannano sempre e comunque  la politica di Israele con tanto di boicottaggi nei supermercati, nelle università e nello sport. Ma nessuno di questi censori batte ciglio  per i curdi, gli uiguri cinesi, per i drammi del Ruanda, della Somalia, dell'Eritrea. 
Israele difende  semplicemente il proprio diritto ad esistere.
Battista si indigna per il doppio standard:"..niente Somalia, niente Eritrea, niente Sri Lanka, niente Kashmir, niente Ossezia del sud..il tuo spaventoso doppio standard ti fa tacere su milioni di displaced persons di cui il mondo è pieno ma di cui Israele non è colpevole...Perché non vi  incatenate per il Darfur, non fate marce per la liberazione del Tibet e del Kirghizistan?".
Anche sui diritti umani Battista non le manda a dire  e rimprovera  ai detrattori di Israele di non indignarsi se  viene giustiziato un collaboratore palestinese, se Hamas opprime le donne, se gli omosessuali palestinesi fuggono dalle terre dove sono condannati a morte per rifugiarsi in Israele: la forca non è più forca, la tortura non è più tortura se fatta dai Palestinesi, un mondo debole-è vero- ma per colpa, voi dite, dell'Occidente ricco e colonialista di cui Israele è l'avamposto, la trincea avanzata del Medio Oriente.
Questo modo di pensare  per Battista è "corruzione" , corruzione che è la regola dell'Onu e mina la mente occidentale.
Israele ha le sue colpe, i suoi estremismi, i suoi torti, ma ognivolta  che dall'altra parte del tavolo ha trovato  interlocutori che ne accettano l'esistenza, sono stati raggiunti dei risultati, sono stati stabiliti accordi: con la Giordania di re Hussein, con l'Egitto a cui ha restituito il Sinai; si è ritirato dal Libano  lasciando via libera, purtroppo, alle milizie di Hezbollah, la lunga mano dell'Iran che vuole cancellare Israele dalle carte geografiche; si è ritirata da Gaza  ritrovandosi 
Hamas che spara missili sulle città di confine: ogni volta che è stato superato lo scoglio del "non riconoscimento" i governi di Israele hanno trattato. Quando la minaccia a uno Stato diventa esistenziale cioè"diretta a cancellare la stessa esistenza dell'interlocutore con cui avviare una eventuale trattativa, la soluzione anche la più equilibrata diventa impossibile."
Criticare il gioverno di Israele è un conto, ma criticare Israele è un altro:se si critica un governo, si critica la sua politica, le sue scelte, il suo modello culturale, ma se si critica Israele allora si ha in comune con l'antisemita una ostilità pregiudiziale  nei confronti dello Stato degli ebrei "sottoposto a critica solo perché esiste  e non per ciò che fa". 
Nella sua  appassionata lettera  indirizzata ai tanti Casella di testo: anitisemiti più o meno inconsapevoli, Battista invita a deporre i pregiudizi perché dietro la buonafede  o le

 belle parole di chi si finge imparziale, dietro il conformismo irresponsabile, dietro tanta virtuosa indignazione si cela un vecchio cancro ideologico "che ha fatto milioni di vittime".

Antisemitismo: ostilità e avversione nei confronti degli ebrei, di ordine religioso, economico, poltico, razziale. 
Il termine fu coniato dall'agitatore tedesco August Marr nel 1879.
Antisionismo : avversione verso il movimento politico-religioso(Sionismo), nato alla fine del 1800 per opera di Theodor Herzl, inteso a ricostituire in Palestina una sede nazionale ebraica che offrisse agli ebrei dispersi nel mondo una patria comune,  fatto avvenuto con la proclamazione dello Stato di Israele il 15 maggio 1948; il nome deriva da Sion nome ebraico di Gerusalemme.


Pierluigi Battista  è editorialista del Corriere della Sera, dove tiene la rubrica Particelle elementari. Ha condotto su Raiuno il programma di approfondimento Batti e Ribatti e su La7 Altra storia. Di recente ha pubblicato per Rizzoli 
I conformisti.

ABBIAMO LETTO