Poveri
in Genova, o difensive, come la fortezza di Calvi in Corsica. Per lunghi secoli quindi la gente di Cogoleto ha lavorato alle fornaci, come narra la migliore tradizione, fino a Bruciarsi le ciglia e le palpebre. La memoria di questa lavorazione, fondamentale per l'economia locale, resta in numerosi documenti conservati negli archivi storici e, in modo ancor più tangibile, nelle vecchie fornaci ormai disusate, ma ancora presenti nel territorio comunale. Le strutture superstiti sono quelle di una volta e, socchiudendo gli occhi ed immaginando di tornare indietro nel tempo, ognuno di noi può facilmente rivedere nella propria mente un affaccendarsi di uomini attorno alla fornace e quasi percepire il calore che se ne sprigionava. Il commercio della calce, fiorente fin dal
secolo XV, si è protratto vivo e vitale fino alla
fine dell'Ottocento, mentre Una nutrita flottiglia da trasporto,
capitanata da arditi marinai cogoletesi, avviava il prodotto sulle rotte che
solcavano il Mar Mediterraneo. Tanti Cogoletesi infatti, oltre alla coltura
dei terreni ed alla cura delle fornaci, svolgevano
anche un'intensa attività sul mare come pescatori, trasportatori, uomini di
mare. Gli attuali brevi vicoli, compresi
tra le vecchie case del borgo, erano in passato gli scali da
cui salpavano i marinai locali o dove gli stessi tiravano in secco le
imbarcazioni per la necessaria manutenzione e lo " sciverno" della
cattiva stagione. Infatti, nel passato, non avendo ancora a disposizione le
moderne tecniche dell'armamento navale, le imbarcazioni necessitavano di una manutenzione annua che, di
solito, si effettuava in inverno (da cui il termine " sciverno" o
disarmo invernale), stagione meno propizia alla navigazione. Per avere un'idea della tradizione marinara locale basterà pensare ai traffici commerciali condotti dalla gente di |